Santa Maria della Marca

Castelfiorentino, diocesi di Volterra

Lasciarsi trasfigurare da Dio 

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,28-36)

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

Lasciarsi trasfigurare da Dio

Molte chiese orientali custodiscono sulle pareti un percorso di fede per immagini, alla fine del quale campeggia, o dipinta sulla cupola centrale nel punto più alto, o raffigurata come mosaico dorato a riempire di luce l’abside dietro l’altare, vertice e traguardo dell’itinerario, l’immagine della Trasfigurazione di Gesù sul Tabor, con i tre discepoli a terra, vittime di stupore e di bellezza. Un episodio dove in Gesù, volto alto e puro dell’uomo, è riassunto il cammino del credente: la nostra meta è custodita in una parola che in Occidente non osiamo neppure più pronunciare, e che i mistici e i Padri d’Oriente non temono di chiamare theosis, letteralmente “essere come Dio”, la divinizzazione. Qualche poeta osa: Dante inventa un verbo bellissimo, “l’indiarsi” dell’uomo, in parallelo all’incarnarsi di Dio; oppure: “io non sono/ancora e mai/ il Cristo/ ma io sono questa/infinita possibilità” (D.M. Turoldo). Ci è data la possibilità di essere Cristo. Infatti la creazione intera attende la rivelazione dei figli di Dio, attende che la creatura impari a scollinare oltre il proprio io, fino a che Cristo sia tutto in tutti. Salì con loro sopra un monte a pregare. La montagna è il luogo dove arriva il primo raggio di sole e vi indugia l’ultimo. Gesù vi sale per pregare come un mendicante di luce, mendicante di vita. Così noi: il nostro nascere è un venire alla luce; il partorire delle donne è un dare alla luce, vivere è un albeggiare continuo. Nella luce, che è il primo, il più antico simbolo di Dio. Vivere è la fatica, aspra e gioiosa, di liberare tutta la luce sepolta in noi. Rabbì, che bello essere qui! Facciamo tre capanne. L’entusiasmo di Pietro, la sua esclamazione stupita: che bello! ci mostrano chiaramente che la fede per essere visibile e vigorosa, per essere pane e visione nuova delle cose, deve discendere da uno stupore, da un innamoramento, da un “che bello!” gridato a pieno cuore. È bello per noi stare qui. Esperienza di bellezza e di casa, sentirsi a casa nella luce, che non fa violenza mai, si posa sulle cose e le accarezza, e ne fa emergere il lato più bello. “Tu sei bellezza”, pregava san Francesco, “sei un Dio da godere, da gustare, da stupirsene, da esserne vivi”. È bello stare qui, stare con Te, ed è bello anche stare in questo mondo, in questa umanità malata eppure splendida, barbara e magnifica, nella quale però hai seminato i germi della tua grande bellezza. Questa immagine del Tabor di luce deve restare viva nei tre discepoli, e in tutti noi; viva e pronta per i giorni in cui il volto di Gesù invece di luce gronderà sangue, come allora fu nel Giardino degli Ulivi, come oggi accade nelle infinite croci dove Cristo è ancora crocifisso nei suoi fratelli. Madre della grande speranza.

Agenda settimanale

13 Domenica - 2.a Quaresima (anno C) S. Sabino; S. Cristina; S. Ansovino

Il Signore è mia luce e mia salvezza; Gn 15,5-12.17-18; Sal 26; Fl 3,17 – 4,1; Lc 9,28b-36

9:00 Santa Messa – def.: Corsi Franco e Settefonti Amelia

11:15 Santa Messa – def.: Zeei Orjon

17:00 Santa Messa – def.: Vincenzo, Maria e Giulia

14 Lunedì - 2.a Quaresima S. Matilde; S. Paolina; B. Giacomo Cusmano

Signore, non trattarci secondo i nostri peccati; Dn 9,4b-10; Sal 78; Lc 6,36-38

17:00 Santa Messa – def.: Massimiliano e Isola

15 Martedì - 2.a Quaresima S. Zaccaria; S. Luisa de Marillac; B. Artemide Zatti

A chi cammina per la retta via mostrerò la salvezza di Dio; Is 1,10.16-20; Sal 49; Mt 23,1-12

17:00 Santa Messa – def.: Tinacci Giovanna

16 Mercoledì - 2.a Quaresima Ss. Ilario e Taziano; S. Eriberto; B. Giovanni Sordi

Salvami, Signore, per la tua misericordia; Ger 18,18-20; Sal 30; Mt 20,17-28

17:00 Santa Messa – def.: Delia

17 Giovedì - 2.a Quaresima S. Patrizio; S. Geltrude; B. Corrado

Beato l’uomo che confida nel Signore; Ger 17,5-10; Sal 1; Lc 16,19-31

17:00 Santa Messa – def.: Silvana

18 Venerdì - 2.a Quaresima S. Cirillo di Gerusalemme; S. Frediano; S. Edoardo

Ricordiamo, Signore, le tue meraviglie; Gen 37,3-4.12-13a.17b-28; Sal 104; Mt 21,33-43.45-46

17:00 Santa Messadef.: famg. Borghi

19 Sabato - S. GIUSEPPE, sposo della B.V. Maria (s); B. Andrea Gallerani

In eterno durerà la sua discendenza; 2Sam 7,4-5a.12-14a.16; Sal 88; Rm 4,13.16-18.22; Mt 1,16.18-21.24a

11:15 Santa Messa nella festa di San Giuseppe

17:00 Santa Messa – def.: famg. Matteoli

20 Domenica - 3.a Quaresima (anno C) S. Martino; S. Cutberto; B. Ambrogio Sansedoni

Il Signore ha pietà del suo popolo; Es 3,1-8a.13-15; Sal 102; 1Cor 10,1-6.10-12; Lc 13,1-9

9:00 Santa Messa – def.: Arfaioli Iolanda, Brunetto e Libano

11:15 Santa Messa – def.: Montagnani Settimo e Matteoli Emma

17:00 Santa Messa – def.: famg. Noto e Palini

sabato 19 marzo alle ore 11.15 celebreremo la santa messa

nella festa di san Giuseppe

Intervento di don Valentino sabato 12 marzo 2022 09:48:38
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